Oggi nella top 10 dei più ricchi del mondo ci sono due persone che hanno dichiarato che devolveranno oltre il 90% dei propri asset -- Warren Buffet e Bill Gates, e hanno già donato diverse decine di miliardi di dollari. È notizia di questi giorni che un terzo, Jack Ma, si è appena ritirato per fare il filantropo. Berlusconi, che pure non passerà alla storia per le sue attività no profit, è considerato estremamente generoso dal suo inner circle, il giro di chi gli è più vicino.
La correlazione potrebbe esistere anche a livello macroscopico: l'Italia, che come Stato risulta essere una delle nazioni più avare di elargizioni ai paesi svantaggiati, è nella top 10 quando si guardano i contributi al no profit in percentuale al PIL.
Curioso, visto quanto ci sentiamo "poveri" o brutti anatroccoli quando siamo in Europa o in consessi ad alto livello, perfettamente coerente con l'essere fra le prime 10 economie del mondo. Il fatto che non siamo generosi a livello istituzionale potrebbe essere più un indice della qualità dei nostri governi più che della generosità dei nostri compatrioti. Questa risulta essere piuttosto buona nei fatti, e smentisce il cinico sentire che invece è frequente nei nostri discorsi.
- L'effetto personale -miglioramento dell'umore, creazione di circoli virtuosi della sfera emotiva che finiscono per migliorare autostima e produttività, eccetera-,
- La creazione di connessioni di qualità e potenzialmente ad alto livello, e
- L'efficacia di impostare le collaborazioni di gruppo in modo generoso.
Mancano invece indicazioni di una correlazione secca, o di un legame di causa effetto più preciso con l'eventuale benessere delle persone generose.
Questo articolo, spremuto e in lingua, ci porta un pochino più avanti: esiste una correlazione, e si ipotizza una causalità. Questa ultima è ancora imputata agli effetti psicologici del donare. Nessun cenno ad elementi tangibili.
Non che sia scorretto sottolineare che un miglioramento significativo dell'umore o della autostima portino a migliori risultati, sarebbe ingenuo sostenere il contrario. Ciononostante la mia esperienza personale mi suggerisce che il tema merita di più. Almeno un elemento sembra essere serenamente ignorato o sottovalutato: l'equità.
Sorvolerei sulla osservazione che i ricchi mostrano maggiore generosità se si trovano in situazioni di bassa sperequazione -- cioè paradossalmente sono più inclini a donare se circondati da altri benestanti -- se non fosse che potrebbe essere un dettaglio interessante per quanto vado a descrivere.
Pochi sanno infatti, che nell'investment banking non è raro trovare segretarie o assistenti con un reddito a 6 o 7 cifre (in Usa e Uk soprattutto, magari non molte qui da noi). Molti potrebbero pensare che sia perché sono depositarie di segreti inconfessabili, e di certo vengono a conoscenza di notizie confidenziali. Oppure si potrebbe pensare che essendo circondate/i da persone benestanti, i capi siano più generosi del solito. La motivazione potrebbe però essere ben più semplice.
Quella che io considero la vera ricetta della considerevole ricchezza creata dal mio vecchio lavoro, il suo segreto di Pulcinella, è la notevole generosità nei confronti dei "lavoratori".
Il motivo, per cui ritengo questo la secret sauce di quella industria, è una semplice osservazione: se riesco a motivare e coalizzare correttamente tutti gli stakeholder di un progetto, la probabilità che le persone finiscano per costruire cose grandi e perfette aumenta considerevolmente, e si avvicina a 1. Osservare questa legge in azione è abbastanza sorprendente.
Se un progetto è possibile, e le persone sanno che per quanto piccolo sia il loro contributo questo verrà riconosciuto e remunerato in misura equa, faranno la loro parte per rimuovere qualsiasi ostacolo si pari loro davanti. Magari anche solo segnalandolo a chi può rimuoverlo, se non possono fare di meglio, ma l'atteggiamento verso il lavoro cambia in maniera tangibile e misurabile.
Da notare che la ricetta di questa particolare e ricca industria, quindi, non è solo la generosità, ma comprende anche l'equità.
Se teniamo l'equità, il quadro diventa più definito. Si può ad esempio spiegare come mai persone considerate odiose, e quindi facilmente vittime di ostracismi, riescano comunque a convincere un sacco di altre persone ad aiutarle ad accumulare posizioni di ricchezza o di potere: essendo molto generosi. Lo stesso Bill Gates, che oggi è stimato ed apprezzato come businessman e benefattore, negli anni '90 era letteralmente la persona più odiata del pianeta. Non sono più riuscito a trovare traccia del perchè i media lo avessero etichettato in quel modo, ma
in questo articolo si trova un minimo di ricostruzione sull'argomento. Se si va a guardare i suoi principali collaboratori dell'epoca, si nota che sono molto più che benestanti.
La combinazione di generosità ed equità è ancora più importante in tutti quegli ambiti nei quali non ci sia una motivazione etica o sociale particolarmente condivisibile. Nella criminalità la fedeltà viene ottenuta con qualche minaccia, ma anche e soprattutto con pecunia assai abbondante, che giunge puntualmente agli stakeholder. Distribuita con cura, non a caso.
A questo punto diventa importante rinforzare la nostra osservazione: la generosità, da sola, non compra nè fedeltà nè soddisfazione. Queste ultime però salgono vertiginosamente quando sono abbinate alla sensazione, da parte del ricevente, di essere stato trattato equamente. Comprensibile anche solo pensandoci su, e perfettamente codificato nell'investment banking. È inevitabile che un bonus, magari grande ma iniquo, possa portare alle dimissioni.
Dall'esterno, un comportamento come quello potrebbe sembrare follia: i bonus a volte sono importi per cui un comune mortale commetterebbe peccati se non reati (2).
Per le persone all'interno di quella comunità però, stipendi e bonus non sono solo una somma. Sono riconoscimento, conferma, status. Toccarli in modo imprudente o non giustificato può portare a crolli di credibilità della leadership, dimissioni, veri e propri esodi.
Lavorare all'interno di un team nel quale il proprio contributo non viene correttamente valorizzato è, in quel particolare contesto, molto più spesso inaccettabile che altrove. Conta che le "mansioni" comportino la creazione di una considerevole ricchezza, spesso facile da calcolare. La sensazione di iniquità fa passare la voglia di contribuire a quella creazione, a volte indipendentemente dal fatto che il proprio tornaconto potrebbe esserne danneggiato. In casi gravi porta al cercare di impedire il raggiungimento dell'obbiettivo e sabotarlo.
Perché varrebbe la pena spingersi ben oltre le mie considerazioni? Perchè questi temi non sono interessanti solo da un punto di vista degli studi comportamentali, economici o manageriali: influiscono pesantemente anche a livello di comunità.
Definire con cura l'impatto dell'interazione fra generosità, equità, ricchezza e motivazione potrebbe aprire strade diverse anche nella definizione del contratto sociale che ci lega come cittadini, a livello nazionale, e più allargato. Potrebbe perfino smuovere un rinnovamento del dibattito politico.
(1) Juiced, cioé spremuto con Kjuicer, la applicazione da cui state leggendo questo articolo.
(2) Negli ultimi anni questo fenomeno è stato limitato nelle banche dalle autorità di vigilanza; rimane per altre istituzioni finanziarie, peraltro, e rimane la possibilità di riconoscere azioni della istituzione stessa, per aumentare la fedeltà e diminuire i rischi di comportamenti opportunistici